Giunture e muscoli doloranti, malessere generale e la febbre che sale. Non ci sono dubbi: sono i classici sintomi di un’influenza (gli ultimi colpi di coda ci saranno proprio in questo periodo) o di un’infezione (da quelle respiratorie alle gastrointestinali), che tutti combattiamo ricorrendo subito a un antipiretico, perché abbassa la temperatura corporea e ci fa star meglio in fretta. Almeno in teoria, perché un nuovo studio, condotto dai ricercatori della Mc Master University in Canada, solleva forti dubbi sull’opportunità di abbassare la febbre.
I motivi: riportare la colonnina del termometro entro i valori normali, durante un’infezione, contribuisce ad aumentare il numero dei contagi e quindi ad aggravare le epidemie stagionali. Insomma, complice l’antipiretico ci si trasforma involontariamente in “untori” : per chi vive sotto il nostro stesso tetto, ma anche per la collettività. Gli autori sottolineano, poi, come gli antipiretici vengano spesso presi “solo” per anticipare l’uscita di casa, il ritorno al lavoro, a scuola, invece di lasciare che l’infezione faccia il suo normale corso, che prevede il rialzo febbrile, ma soprattutto il riposo a casa.
Il calore è un farmaco
Ma qual è la funzione della febbre, e sino a quale temperatura tollerarla, per evitare guai per la propria salute?
La febbre è una difesa naturale, perché le alte temperature hanno un’azione batteriostatica. In pratica, innalzando il calore corporeo, l’organismo dà del filo da torcere alla crescita dei germi e dei virus, riducendone la replicazione.
La febbre è poi un prezioso campanello d’allarme, una sorta di marcatore biologico che ci segnala che c’è qualcosa che non funziona nell’organismo. Insomma, qualcosa di simile alle spie del cruscotto dell’auto che si accendono di rosso per segnalare un guasto e che, nel caso dell’uomo, sono un invito a fermarsi, mettersi a letto e prendersi cura della propria salute: per evitare un aggravamento.
Non a caso, combattere la febbre sotto i 38°, che anche per i pediatri è il limite sotto il quale non usare antipiretici (se il bambino è, nonostante tutto, vispo), può far durare la malattia, in forma blanda, molto più a lungo dei canonici 5-7 giorni ordinari, anche fino al doppio, con febbricola, stanchezza e mal di testa. Che fare? Leggi i nostri consigli.
I nostri consigli
Segui questi consigli per combattere il malessere causato dalla febbre senza ricorrere ai farmaci.
- 1 minuto di spugnature con acqua fredda ai polsi, all’inguine e alla faccia. In questi punti passano grossi vasi sanguigni e, raffreddandoli, si abbassa la temperatura.
- 2 litri di bevande al giorno, soprattutto acqua. I liquidi assorbono calore dall’interno del corpo e reintegrano quelli che l’organismo perde per colpa della febbre.
- 5 minuti di immersione in una vasca da bagno con acqua a 37° circa (verificati con un termometro): aiuterai a disperdere il calore in eccesso.
- 7 giorni di riposo in caso di influenza e altre infezioni virali (il raffreddore, per esempio), è l’organismo stesso che provvede a far piazza pulita dei virus e quindi anche dell’abbassamento della febbre. Per altro, stando a casa, si evita di diffondere l’infezione, ma anche di ritrovarsi con qualche malanno in più: quando si è malati, l’organismo è più debole del solito e i batteri possono attaccarlo più facilmente. Risultato: l’influenza può complicarsi con una sinusite o una bronchite.
I farmaci migliori
Quando il termometro supera i 39°è invece il caso di ricorrere al farmaco antifebbrile. Qui trovi quelli più adatti, quelli da usare con cautela e quelli da evitare. Per ogni età.
Bambini
Da evitare: antipiretici a base di acido acetilsalicilico. L’acido acetilsalicilico, nei bambini predisposti, può provocare la sindrome di reye, malattia che danneggia fegato e cervello.
Punta su: antipiretici a base di paracetamolo e, nei casi in cui la febbre non cali, a base di ibuprofene.
Dosaggio raccomandato: 50 mg per chilo corporeo di paracetamolo al giorno, suddivise in quattro somministrazioni, anche a stomaco vuoto. Da 20 a 30 mg di ibruprofene per chilo corporeo al giorno, suddivise in due somministrazioni, a stomaco pieno. Se si passa al secondo farmaco, non bisogna mai alternarlo con il paracetamolo.
Adulti
Da evitare: analgesici a base di metamizolo e quelli a base di acido acetilsalicilico. Il metamizolo può abbassare la pressione e, se si è già febbricitanti, provocare addirittura uno svenimento. I farmaci a base di acido acetilsalicilico possono dare sanguinamento dello stomaco, dell’intestino e del naso.
Punta su: paracetamolo e antifebbrili a base di ibuprofene.
Dosaggio raccomandato: 500 mg di paracetamolo, anche a stomaco vuoto, da ripetere ogni 8 ore. Sappi però che la dose massima di sicurezza in Europa è di 325 mg. Per l’ibuprofene: 100 mg 2 volte al dì, per un massimo di 2-3 giorni.
Anziani
Da evitare: gli stessi antipiretici previsti per gli adulti, ma in chi soffre di malattie cardiache e pressione alta anche l’ibuprofene che può aumentare il rischio di formazione di trombi e dare problemi ai reni.
Punta su: il paracetamolo è la scelta giusta (ma senti sempre il medico).
Dosaggio consigliato: lo stesso previsto per gli adulti under sessanta.
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