Forse te ne sei accorta perché, passando la mano sul collo, hai sentito una strana tumefazione. O forse hai scoperto di avere un nodulo tiroideo casualmente, nel corso di accertamenti diagnostici fatti per altri disturbi, come una tac del rachide cervicale o un’ecografia prescritta per i linfonodi ingrossati. Per capire la natura del nodulo, devi per prima cosa eseguire alcuni esami: l’ecografia della tiroide per definirne le dimensioni e la struttura e il dosaggio nel sangue degli ormoni tiroidei (TSH, FT3 e FT4) utili per valutare il funzionamento della ghiandola. Importante è anche dosare la calcitonina plasmatica, il “marker” di una forma rara ma aggressiva di tumore tiroideo. La scintigrafia, invece, è oggi riservata ai casi in cui il nodulo si associa a ipertiroidismo. Nei noduli dubbi, l’endocrinologo ti prescriverà l’agoaspirato, un esame ambulatoriale indolore che consente, “pungendo” il collo con un ago molto sottile, di aspirare alcune cellule del nodulo e di esaminarle al microscopio alla ricerca di eventuali caratteristiche di malignità.
Se è inferiore a 3 centimetri
Se tutti gli esami indicano che si tratta di un nodulo benigno, che non ha dimensioni tali da provocare disturbi “meccanici” (difficoltà di deglutizione quando mangi o mandi giù la saliva, sensazione di “nodo alla gola” o di leggero soffocamento) non è necessario asportarlo. Fatto che avviene, in genere, quando è inferiore ai 3 cm di diametro. In questi casi, si tiene il nodulo così com’è (non esistono farmaci che lo fanno regredire), ma si programmano dei controlli, ormonali ed ecografici.
Primo controllo a sei mesi
Dopo aver riscontrato per la prima volta un nodulo, si fa ripetere l’ecografia alla tiroide dopo sei mesi circa. Se si vede che è invariato o che è aumentato di pochi millimetri, si fa ripetere il check dopo un anno. Viceversa, se si nota un sensibile aumento, uguale o superiore a mezzo centimetro, si rifanno i controlli dopo pochi mesi, cercando di “marcare stretto” la sua evoluzione e di individuare le ragioni di un così rapido accrescimento.
La tiroide funziona lo stesso
Ma la presenza di un nodulo non compromette la funzionalità tiroidea? Non sempre. Tant’è che, contrariamente a quanto si pensa, non è tipico delle donne che soffrono di ipo o di ipertiroidismo, ma si riscontra abitualmente anche in quelle la cui tiroide funziona bene
Si può optare per l’intervento chirurgico anche quando hai un nodulo benigno, ma la sua presenza ti provoca dei disturbi che compromettono la qualità della vita: sensazione di corpo estraneo in gola, difficoltà di deglutizione e di respirazione, senso di oppressione alla base del collo. «Sono disturbi che, in genere, si manifestano quando il nodulo supera i tre centimetri di diametro o quando, pur di dimensioni inferiori, si trova in una posizione “infelice” o tende a crescere nella parte inferiore della ghiandola tiroidea estendendosi dietro lo sterno. Se compare in una brutta posizione, lo sgradito ospite può darti fastidio anche se è piccolo: quindi, è meglio toglierlo. E che fare se gli esami diagnostici, compreso l’agoaspirato, hanno stilato un verdetto negativo? Se vi è il sospetto di malignità il nodulo va sempre operato.
Un intervento mininvasivo
Impossibile asportare chirurgicamente soltanto il nodulo. A seconda dei casi, viene eseguito un intervento di asportazione totale della ghiandola (tiroidectomia) o di asportazione parziale del tessuto ghiandolare (emitiroidectomia). In entrambi i casi si tratta di un intervento spesso eseguibile in endoscopia, e quindi in endoscopia, che lascia una cicatrice sottile e lunga 2-3 centimetri. Viene eseguito in anestesia generale, il decorso postoperatorio non è doloroso e richiede mediamente due giorni di ricovero.
Come starai dopo
La domanda che ti sta a cuore è sapere se, dopo l’intervento, la tiroide funzionerà come prima. Dipende. Se è stata asportata in toto, giocoforza dovrai assumere per tutta la vita una compressa al giorno di levotiroxina, l’ormone tiroideo fondamentale per regolare il metabolismo (tranquilla: non ha effetti collaterali). Se è stata asportata soltanto a metà, hai delle altissime probabilità che la ghiandola residua continui a funzionare come prima, e non dovrai prendere alcuna terapia sostitutiva. L’importante è che, dopo l’intervento, tu osserva rigorosamente il calendario dei controlli clinici, ecografici e ormonali, programmati dall’endocrinologo.
Tre abitudini che condizionano la tiroide
Alimentazione e stile di vita possono influenzare sia la funzionalità tiroidea che l’assorbimento di eventuali terapie ormonali. Ecco a cosa devi prestare attenzione.
Sale
Consuma 3 grammi di sale iodato aggiunto (cioè quello in più che usi per salare i piatti) al giorno. È la profilassi per mantenerla sana.
Fumo
Se sei ipertiroidea rinuncia tassativamente alle sigarette. Il fumo peggiora l’esoftalmo, cioè gli occhi sporgenti “a palla”.
Caffè
Se prendi la levotiroxina, ricordati di fare passare almeno 20 minuti prima di bere il caffè: riduce il suo assorbimento.
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